giovedì 9 maggio 2013

Crociere a misura di muro


Crociere in zona militare, ma per gli abitanti niente mare.


Ieri l'altro è arrivata una nave da crociera, se non fosse stata grande e bianca non se ne sarebbe accorto nessuno.
I turisti sono sfilati via con gli autobus appositi, col naso all'insù, appiccicati ai finestrini nel guardare il paese e il campanile. Chissà se un giretto, per curiosità, lo avrebbero fatto.

Ma basterebbe organizzarlo e proporlo. Certo, 150 anni di arsenale ci hanno dato un paese senza negozi, abbrutito. Ma che resiste ancora, caratteristico e originale: sincero. Ed è un bell'esempio della realtà che sta dietro lo slogan sulla vocazione industriale e la favola dell'indotto. Il fatto è che se non si ritorna a collegarlo al mondo, magari proprio tramite i turisti, non si può pensare di ridargli la vita e la luce che merita, così per magia.
Di contro la proposta che leggiamo sui giornali è di 'portare i corcieristi in giro per l'arsenale con bus scoperti', che non si schiaccino il naso contro il vetro per osservare da vicino i tetti in eternit. 

Ebbene sì: ci sono ambienti decisionali e/o politici che hanno la capacità incredibile di muoversi nella direzione opposta di quello che serve.
Possibile che nell'organizzare un'offerta turistica tra un impianto militare-industriale e un paese medievale non si pensi di comprendere entrambi? Visto che anche la storia li lega... Possibile che la scelta ricada sempre solo sull'altro lato del muro? Da generazioni?
E come nasce l'idea di far fare da guide turistiche ai dipendenti difesa, mentre frotte di spezzini per trovare un impiego sono costretti a trasferirsi? Qual è il criterio che spinge in questo modo a non creare nuovi posti di lavoro?
E non si può sventolare un'inferriata al posto del muro come quanto di meglio si possa fare per i cittadini. Siamo stanchi delle briciole di quel che ci spetta. Meno peggio “ingabbiati vivi” rispetto a “murati vivi”. Ma la farsa del meno peggio è solo continuare a negare ciò che è giusto.

È questa la svolta che si propaganda sui giornali: roba da far cadere le braccia.

È la prima nave, dovrà esserci il dialogo necessario per migliorare l'impostazione. Le crociere dovranno servire a ridare vita a un territorio inaridito, a rimettere in moto un motore economico fermo da troppo tempo, non a sfruttare aree militari in disuso lasciandole interdette alla popolazione.
Devono servire ad aprire gli spazi a una fruizione pubblica, non a chiuderli a vantaggio di interessi privati.

Se no, nulla cambia dal tenersi i moli semivuoti, occupati dal fantasma della Cavour.

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